Uno dei motivi per i quali Lost affascina tanto in profondità coloro che riescono ad andare al di là dell'apparente astrusità della trama, è il suo essere uno dei rappresentanti più maturi, se non il più completo, di quello che potremmo chiamare lo spirito dei tempi delle narrazioni contemporanee. Dando uno sguardo a film e telefilm che oggi occupano la ribalta mediatica statunitense e - per estensione imperialistica - di tutto il mondo occidentale, è facile cogliere un tema dominante nelle trame, almeno di quei prodotti che per comodità chiamiamo fantastici o fantascientifici, ma che di fatto contengono le riflessioni più ricche e sfidanti sull'oggi, dal punto di vista etico, politico, filosofico. Parliamo del tema banalmente detto destino vs. libero arbitrio, ossia quello che riguarda la dialettica tra libertà e necessità, tra la possibilità di costruire il proprio futuro e l'ineluttabilità di un destino già scritto. In Lost è diventato, nelle ultime due stagioni, il leitmotiv principale - che in The Incident è culminato nel confronto tra Jacob e il suo antagonista nerovestito e nel cliffhanger sull'esplosione della bomba - ma era, abbiamo visto, presente in nuce fin dal pilot. Ma, lasciando l'Isola, è qualcosa di più di una coincidenza l'uscita simultanea di un Terminator: Salvation e di uno Star Trek made in Abrams che parlano sostanzialmente della stessa cosa, così come non è un caso che al Life on Mars inglese seguano remake in USA, in Spagna e prossimamente in Italia. Non è solo legato al successo di Lost l'interesse destato da Flashforward, il suo erede designato, che affronta programmaticamente ed esclusivamente questo tema, mentre è legato solo alla totale atipicità del prodotto l'insuccesso dell'eccezionale Kings, che vede - coerentemente con la sua ispirazione biblica - una lotta costante tra l'uomo e Dio proprio in merito al realizzarsi delle profezie. Infine - ma gli esempi potrebbero andare avanti a lungo - sta forse nell'aver colto questo spirito dei tempi il relativo successo di un Defying Gravity, che per altri versi è più 'leggerino' e meno epocale, almeno rispetto ad un pilot di Virtuality, che è grande televisione, ma fuori tempo massimo come tema, e dunque un fallimento prima ancora di essere messo in onda. sabato 17 ottobre 2009
Zeitgeist
Uno dei motivi per i quali Lost affascina tanto in profondità coloro che riescono ad andare al di là dell'apparente astrusità della trama, è il suo essere uno dei rappresentanti più maturi, se non il più completo, di quello che potremmo chiamare lo spirito dei tempi delle narrazioni contemporanee. Dando uno sguardo a film e telefilm che oggi occupano la ribalta mediatica statunitense e - per estensione imperialistica - di tutto il mondo occidentale, è facile cogliere un tema dominante nelle trame, almeno di quei prodotti che per comodità chiamiamo fantastici o fantascientifici, ma che di fatto contengono le riflessioni più ricche e sfidanti sull'oggi, dal punto di vista etico, politico, filosofico. Parliamo del tema banalmente detto destino vs. libero arbitrio, ossia quello che riguarda la dialettica tra libertà e necessità, tra la possibilità di costruire il proprio futuro e l'ineluttabilità di un destino già scritto. In Lost è diventato, nelle ultime due stagioni, il leitmotiv principale - che in The Incident è culminato nel confronto tra Jacob e il suo antagonista nerovestito e nel cliffhanger sull'esplosione della bomba - ma era, abbiamo visto, presente in nuce fin dal pilot. Ma, lasciando l'Isola, è qualcosa di più di una coincidenza l'uscita simultanea di un Terminator: Salvation e di uno Star Trek made in Abrams che parlano sostanzialmente della stessa cosa, così come non è un caso che al Life on Mars inglese seguano remake in USA, in Spagna e prossimamente in Italia. Non è solo legato al successo di Lost l'interesse destato da Flashforward, il suo erede designato, che affronta programmaticamente ed esclusivamente questo tema, mentre è legato solo alla totale atipicità del prodotto l'insuccesso dell'eccezionale Kings, che vede - coerentemente con la sua ispirazione biblica - una lotta costante tra l'uomo e Dio proprio in merito al realizzarsi delle profezie. Infine - ma gli esempi potrebbero andare avanti a lungo - sta forse nell'aver colto questo spirito dei tempi il relativo successo di un Defying Gravity, che per altri versi è più 'leggerino' e meno epocale, almeno rispetto ad un pilot di Virtuality, che è grande televisione, ma fuori tempo massimo come tema, e dunque un fallimento prima ancora di essere messo in onda. martedì 23 giugno 2009
Das Glasperlenspiel
Un modo meno evidente di autodeterminazione del futuro
Mentre il primo caso è piuttosto frequente in Lost, e si esplicita senza timori nel momento in cui si assiste a veri e propri skip di viaggiatori temporali nel passato, il secondo caso è meno lampante. In mezzo alle diverse visioni avute da Desmond dopo l’implosione della stazione Swan, che funzionano tutte in modo simile – ovvero Des vede il futuro e, nel caso della morte di Charlie, decide di contrastarlo e provare a cambiarlo – ce n’è una che segue uno schema diverso: la visione confusa che preannuncia a Desmond la catena di eventi che porterà a trovare Naomi appena paracadutata è un presupposto indispensabile alla stessa realizzazione di quegli eventi, compresa la quasi-morte di Charlie (Des anche stavolta non lo lascia morire però lo porta comunque nel punto di morte, affinché si realizzi ugualmente la visione). Senza quella visione, Desmond non avrebbe mai pensato di organizzare quel finto pic-nic e non avrebbe mai saputo cosa fare una volta sulla spiaggia, e quale via seguire nella foresta. Dunque è il futuro che, proprio preannunciandosi, può generare se stesso, attraverso una forma immateriale di interazione causale reciproca con il passato.
Ma questo stesso meccanismo in realtà si era già manifestato in precedenza, quando il veggente Malkin ha visto il futuro di Claire: Malkin, avendo una visione anticipata delle sorti di Claire (probabilmente ha visto Aaron nelle mani di Kate off-island), sapeva che l’unico modo per tenere uniti Aaron e Claire fosse l’isola, e per questo l’ha spinta sull’815 con una scusa, e così anche in questo caso il futuro si è preannunciato nuovamente per autodeterminarsi. Ironia della sorte però, l’isola in tal caso non basterà a tenere uniti Claire e suo figlio. La questione qui è controversa, perchè bisognerebbe chiedersi cosa abbia visto Malkin esattamente, visto che anche sull'isola Aaron correrà non pochi pericoli. Senza però voler indagare le dinamiche narrative, è sicuramente anche questo un caso di interazione immateriale fra futuro e passato.
venerdì 8 maggio 2009
Only fools are enslaved by time and space
E ad un certo punto, tutto mi è parso più chiaro.
Alla fine oramai della fifth season, la frase che per me ha rappresentato un tormentone, ha preso finalmente la sua giusta collocazione, il suo colore appropriato divenendo meno eterea.
“Only fools are enslaved by time and space”; un leitmotiv che mi ha accompagnato costantemente con le mille sfumature che di volta in volta lo show mostrava all’impavido telespettatore.
Oggi finalmente il mio plauso va agli autori che, sebbene siano inevitabilmente incorsi in qualche peccato di presunzione scivolando su alcuni paradossi, sono riusciti comunque a giocare con lo spazio-tempo in maniera tuttavia originale.
Un po’ perchè la storia si dipana mostrandosi mediante due piani temporali in movimento parallelo, ma soprattutto perchè coordinate spazio-temporali contenenti eventi e personaggi si incontrano e si scontrano, svilendo miseramente la percezione lineare del tempo che la nostra condizione ci offre.
E’ così che il mio presente si imbatte nel tuo passato condizionandolo e risolvendolo, creando in te un ricordo di me in anni, ragionando in termini consequenziali, nei quali probabilmente non sarei manco dovuto essere nato; ma affichè tutto ciò accada bisognerà attendere che io nasca e che ad un certo punto del mio “tempo lineare”, coordinate spazio-temporali apparentemente lontane (se seguissimo una time-line) si fondano. Un geniale rincorrersi nella trama del tempo, un grosso cane che si morde la coda, un immenso cerchio.
Badiamo bene però, non si tratta assolutamente di creare ponti di interazione tra due epoche inscritte su di una linea, nonostante gli inganni proposti dalla nostre percezioni; si tratta piuttosto di ammettere che il melting-pot quadrimensionale di Minkowski funziona e senza tenere per nulla conto di quale anno convenzionale sia per noi.
In un contesto simile, parole come time-line, allineamenti temporali, date ed ore perdono completamente significato ed hanno il solo scopo di dare un ordine alle cose secondo le nostre convenzioni ; con ciò non voglio dire che vadano snobbate, non fosse solo perchè ci semplificano i ragionamenti, ma è necessario che si utilizzino queste grandezze con la consapevolezza del fatto che non corrispondano ad una realtà oggettiva o quantomeno alla realtà che muove e ordina i corpi nell’universo.
La stessa sapiente consapevolezza che gli autori hanno fin qui utilizzato creando loop temporali, non solo in termini di probabile reiterazione degli eventi, ma soprattutto in relazione ad eventi “futuri” che condizionano quelli “passati” e viceversa, estremizzando il concetto, fino a condurre John Locke ad agire per “conto terzi” su se stesso.
L’immaginaria linea del tempo viene scomposta in elementi sempre più piccoli, infinitesimali e gli stessi elementi si mescolano tra loro creando situazioni paradossali ma teoricamente possibili secondo i rudimenti di fisica relativistica.
Un invito quindi, ad aprire la mente verso un nuovo concetto di tempo più vicino alla realtà. E’ questo, che a mio parere, rende ancora più unico questo show movie, il tentativo di rendere fruibili concetti e tesi di “nicchia” accessibili di solito ai soli addetti ai lavori, la volontà di divulgare ed in qualche modo di far cultura su argomenti assolutamente ignoti ai più; e tutto ciò partendo da una affermazione che ha il sapore di un monito: “Only fools are enslaved by time and space”.
venerdì 1 maggio 2009
É parte do plano, meu amigo, é tudo parte do plano
All'indomani del finale di Through the looking glass, quando in molti cercavano ovunque flashforward nascosti nelle stagioni precedenti, qualcuno di noi azzardò che la scena conclusiva di Live together die alone, quella con i portoghesi che chiamano Penelope Widmore per annunciare I think we found it, potesse essere il primo, vero ff a cui avessimo inconsapevolmente assistito. La cosa fu ipotizzata senza tema di smentite, attesa l'imperscrutabilità di quel finale, ancor oggi avvolto nel mistero più fitto. L'anno dopo, notata la simmetria tra i finali della terza e della quarta stagione (con There's no place like home che riprendeva il medesimo flashforward, per completarlo e inquadrarlo nel contesto dell'esperienza off-island degli O6), qualcun altro rincarò la dose scommettendo che il finale della quinta stagione, che non dista - per chi scrive oggi - più di tre settimane, avrebbe ripreso, per analoga simmetria, la scena dei portoghesi, per contestualizzare questo flash (back? forward?) finalmente nella cornice di quanto avremmo appreso nel frattempo. Ci si spingeva addirittura a lanciare l'ipotesi che anche il finale della sesta e ultima stagione si sarebbe attenuto a questa modalità simmetrica, riprendendo il flashback finale di Exodus. Ovviamente qui cascava l'asino, in quanto le scene finali della prima stagione - a parte la botola e la zattera - riguardano l'imbarco dei passeggeri sul volo Oceanic 815 - qualcosa che non ha bisogno di inquadramenti e contestualizzazioni, qualcosa su cui pensiamo di sapere tutto, o quasi. Fino a ieri.martedì 28 aprile 2009
Here we go
La frase sconsolata di Juliet, che riecheggia analoghe espressioni (ad esempio di Kate, ma anche il titolo del primo post di questo blog), dà il senso di imminente catastrofe che si sprigiona da questo episodio, dal titolo che più geek non si può (sarà da vedere come tradurranno in Italia Some like it Hoth), la cui aura leggera - in quanto dominata dal duo Hurley-Miles - non deve trarre in inganno. Siamo sull'orlo del precipizio e le pedine della guerra più volte preannunciata stanno pian piano disponendosi sulla scacchiera, pronte a darsi battaglia. mercoledì 15 aprile 2009
Smokey rings*

mercoledì 8 aprile 2009
Medice, cura te ipsum
E' proprio quando lo spettatore comincia a pensare che Lost stia diventando prevedibile, che Lost dimostra che è lo spettatore ad essere prevedibile. Prendete la scena tra Hurley e Miles: è stata scritta ben prima che andasse in onda anche solo il primo episodio di questa quinta stagione, eppure rappresenta perfettamente il dialogo tipico tra due appassionati di Lost alle prese con l'intricata matassa dei viaggi nel tempo. lunedì 30 marzo 2009
The timelines they are a-changin'
Con il più classico dei cliffhanger, Lost ci lascia, al termine della decima puntata della quinta stagione, He's our you, con il dubbio se davvero quel che Faraday sostiene - e che dà il titolo al prossimo episodio, Whatever happened, happened - sia sempre verificato o non sia piuttosto da considerare una pia illusione. lunedì 23 marzo 2009
Nama... what?
Nel nostro tentativo di dare forma al grande puzzle che è Lost, con l'ultima puntata, Namaste, troviamo i due pezzi che mancavano alla parte che riguarda gli O6: uno, Sayid, dove ce l'aspettavamo, ossia nei pressi della Flame Station del 1977 (o comunque di quello che off-island è il 1977); l'altro, Sun, dove (cioè quando) non pensavamo di trovarla. Al di là delle didascalie Thirty years later - che ormai rischiano di confondere più di quanto non chiariscano - Sun è atterrata sull'Hydra Island con Lapidus, Ben e Locke, e come loro non è stata affetta dallo spostamento temporale che invece ha colpito (nel flash che anche gli altri passeggeri hanno percepito) gli altri quattro degli O6. domenica 15 marzo 2009
Jump like an egyptian

sabato 28 febbraio 2009
They came in through an event window
Con l'episodio The life and death of Jeremy Bentham abbiamo maggiori informazioni sugli spostamenti spazio-temporali dei nostri protagonisti, ma anche qualche dubbio in più.Appurato che Locke è stato sbalzato nello stesso luogo di Ben, ma in un tempo diverso, apprendiamo che il suo tentativo di convincere gli O6 a tornare è stato molto più breve di quanto potessimo immaginare, proprio a ridosso del we have to go back del finale della terza stagione (databile a questo punto inizio 2008). La cosa stride alle orecchie di chi si era immaginato tre anni, e non pochi giorni, di tentativi da parte di Locke - un po' come avvenne l'anno scorso con Meet Kevin Johnson, in cui si scopriva che l'andata e ritorno di Michael aveva davvero del fulmineo, soprattutto tenuto conto di tutto quanto gli capita off-island. Esigenze di compressione narrativa o qualcosa ci sfugge? Non sorprendiamoci se la seconda si rivelasse l'ipotesi giusta... quando si parla di tempo, in Lost, qualcosa ci sfugge sempre.
Evidentemente i Losties che skippavano qua e là nei primi episodi (Juliet, Miles, Faraday, Charlotte, Sawyer, Jin, non più Locke) in quell'epoca ci sono arrivati ben prima, per consentire a Jin di ambientarsi così bene: non è dunque lo stesso flash a condurre i Losties dal passato e gli O6 (continuiamo a chiamarli così, anche se per ora ne abbiamo solo tre) dal futuro in quell'epoca.

- Locke, nel lontano passato dell'Isola (il pozzo non è stato ancora costruito, ricordate?) muove la ruota e viene scagliato nella Tunisia del 2008;
- lo stesso movimento di ruota sposta i Losties nel 1980 dell'Isola, dove si stabilizzano, con almeno Jin che viene assoldato dalla Dharma;
- Locke non riesce a convincere gli O6 a tornare e viene ucciso da Ben, tutto nel giro di pochi giorni del 2008 off-island;
- gli O6 in qualche modo vengono assemblati da Ben sul volo Ajira 316, insieme al cadavere di Locke e partono verso Guam;
- un fenomeno elettromagnetico costringe Lapidus a un atterraggio di fortuna sull'Hydra Island, in quello che è una non meglio identificata epoca per l'Isola;
- durante il fenomeno, un flash analogo a quello degli skip sposta gli O6 (ma non Locke, Ben e Lapidus) nell'epoca Dharma in cui sono stanziati i Losties.
Qual è l'origine di questo flash? Non è uno di quelli che caratterizza gli skip precedenti, per due motivi:
- gli skip si dovrebbero essere fermati con l'intervento di Locke alla ruota;
- il flash viene percepito anche dagli altri passeggeri del 316, cosa che accade solo ai giri di ruota, non agli skip intermedi (cfr. il post Cookie Desmond)
Gli O6 sono stati effettivamente tre anni off-island, ma da quando sono partiti gli skip all'arrivo di Locke nell'Orchidea, i Losties hanno vissuto solo quattro giorni, lo dice Locke stesso a Widmore. D'altra parte, non sappiamo quanto tempo siano stati nella Dharma, al momento del ritorno di Jack, Kate e Hurley, ma potrebbe essere stato un tempo non particolarmente lungo: giusto il tempo di farsi assumere.
Resta da capire invece gli altri 316ers in che epoca siano atterrati: potrebbero non essere passati nemmeno in questo caso tre anni, sull'isola, dal giro di ruota di Ben all'atterraggio del 316. Anzi, per economia di ipotesi, potremmo immaginare che il flash colto in volo sia quello che segnala la riapparizione dell'isola dopo il giro di ruota di Ben, e dunque l'event window calcolata dalla Hawking. In tal caso, off island è il 2008, ma on island i sopravvissuti del 316 si ritrovano immediatamente dopo l'inizio degli skip dei Losties.
Il procedere a salti ha del resto più del quantistico che del relativistico, e forse un celeberrimo topos quantistico potrebbe essere la spiegazione dell'apparente resurrezione di Locke: pensiamo al gatto di Schrödinger, che è vivo e morto contemporaneamente finché non viene osservato, finché non viene aperta la scatola in cui si trova. Una scatola, in cui tutte le possibilità sono equiprobabili: la scatola di Schrödinger, appunto.
Riascoltiamo Ben in The man from Tallahassee:
martedì 24 febbraio 2009
Proxy war
L'ultimo episodio, 316, ha mostrato come fosse azzardato anche solo aggiungere una ipotesi a quelle elaborabili alla fine del precedente, poiché tutto ciò che si era pensato di dedurne si è rivelato fallace: gli O6, con la significativa eccezione di Aaron, si sono ritrovati a bordo dell'aereo fatale tutti insieme, senza aver bisogno di una seconda chiamata, e soprattutto senza bisogno di ulteriori giri di ruota e/o event windows rispetto a quelle già disponibili. Insomma, il rasoio di Occam rimane ancora l'arma migliore per sezionare Lost, e quando ce lo dimentichiamo gli autori ci richiamano perentoriamente all'economia di ipotesi. Economia di ipotesi che viene nuovamente messa a dura prova dall'ultima scena, in cui un Jin in tuta Dharma scende da un pulmino VW T2 come nuovo e si imbatte in tre dei Losties mancanti. Ebbene, se l'ultima volta ci eravamo illusi che la finestra aperta nel 2008-off-island si aprisse sugli inizi del 2005-on-island, dobbiamo ricrederci e resettare tutte le nostre ipotesi, perché gli O6 si sono risvegliati in quello che ha tutta l'aria di essere uno dei dharmici anni 80-on-island. E' necessario attendere la prossima puntata, The life and death of Jeremy Bentham, per poter collegare quanto accaduto in quota al volo Ajira 316 a ciò che accade sottoterra a Locke, all'atto di stabilizzare e/o di girare la ruota (il secondo e/o, qui, è come minimo prudente). Non è un caso che gli episodi 5x06 e 5x07 fossero stati originariamente concepiti in ordine inverso, per poi gli autori propendere per la successione che stiamo sperimentando: probabilmente la narrazione sarebbe stata troppo lineare, e non ci avrebbe lasciato i dubbi che invece oggi ci ritroviamo. Salomonicamente, attendiamo ulteriori indicazioni dall'Orchidea per sbilanciarci in nuovi modelli teorici che possano spiegare coerentemente i fatti.domenica 15 febbraio 2009
Let's get started
venerdì 6 febbraio 2009
Cookie Desmond

domenica 1 febbraio 2009
Petizioni di principio
