mercoledì 9 settembre 2020

Quelli che... risucchiati nello spazio-tempo...

Sarebbe bello, QUI SULLA LAVAGNA, approfittare di Tenet per ritornare per qualche istante a farci risucchiare nei paradossi spazio-temporali che tanto abbiamo amato in Lost o a interrogarci sull'uso della ripresa in senso inverso alla quale già i fratelli Lumière avevano alluso alle origini della settima Arte (per non parlare di altri, a partire da Lynch). 

Come ho già scritto sul mio blog a proposito di #TENET, non credo di riguardarlo, ma avendolo visto nel giorno d'uscita in sala e avendo di conseguenza seguito con interesse il ricchissimo (e devo dire assai stimolante) dibattito scaturito, mi sono convinto che il film paga il fatto di non essere stato girato subito, ovvero sei o sette anni fa, quando è stato concepito (e magari allora il fratello avrebbe pure battuto un colpo in sceneggiatura).

La rottura di paradigma che Nolan difende è ormai lontana qualche anno e pensare alla cifra del palindromo come di rottura epocale ora, mi suona difficile. Gli stessi scenari da spy-movie, inseguiti per tutto il film, non vengono innervati a sufficienza dalla rottura spazio-temporale. C'è molto dejavu, non sempre semplice da decifrare però.

Film come #THEMATRIX o serie Tv come #LOST sembrano a me più riusciti e centrati anche perché maggiormente figli del loro tempo.

O forse la manovra a tenaglia (cara già ai grandi condottieri della storia antica) non si è ancora compiuta. Ma questo lo lascio dire ai nolaniani più esperti di me (io che nolaniano non sono).

Vorrei tanto congedarmi con un palindromo all'altezza, ma non essendo in grado di manifestare cotanta scienza aspetto altre riflessioni su algoritmi più o meno spezzati, paradossi spazio-temporali e cambi di paradigma.

E infine c’è lei, la ruota.



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