
Al discorso sviluppato sotto, vorrei aggiungere un contrappeso irrinunciabile, suggeritomi in gran parte dalla lettura e dal confronto d'idee sul forum italiano di Lostpedia, dove è stato messo in risalto un dettaglio che era incredibilmente sfuggito.
La luce che invade la chiesa all'apertura delle porte era forse così abbagliante da aver fatto perdere di vista a qualcuno la possibilità che la parte scientifico-razionale non dovesse venire necessariamente offuscata.
Ed ecco il dettaglio mancante: proprio il tanto citato (in passato) gatto di Schrödinger può servire a risolvere un'eventuale confusione della ragione.
Nell'intervento precedente, ho provato a descrivere lo scenario che segue la non-esplosione della bomba - lo scenario che ha portato all'isola come l'abbiamo conosciuta. I Losties, giungendo sul sito-Swan, hanno solo contribuito alla storia che volevano cambiare.
No, non è vero: la fisica quantistica permette di credere questo e il contrario di questo. Là, in prossimità di una fonte di intensa energia elettromagnetica, è possibile immaginare che un singolo evento si verifichi con due esiti diversi. La bomba non esplode, la bomba esplode.
E allora, è proprio come s'era pensato all'inizio: l'isola affondata vista nell'apertura della serie, non è altro che l'esito dell'esplosione della bomba. Da lì, si è generata una realtà alternativa,
speculare a quella che noi spettatori conosciamo (di qui i continui riflessi dei protagonisti nello specchio), ovvero identica e insieme diversa da essa: stessi personaggi, in alcuni casi stessi ruoli, in altri diversi; ciò che conta, è che quasi tutti i destini sono cambiati, qui le vite dei "nostri" sono quasi tutte giunte a una forma di conciliazione, di realizzazione, di pace interiore. Ciò che non cambia mai, è che i loro cammini sono sempre - per una combinazione di coincidenze incredibile - destinati a incrociarsi.

Dall'esperimento, sappiamo che la scatola di Schrödinger, se non viene aperta, consente
di fatto la coesistenza di due esiti diversi di uno stesso evento. E così, noi che seguiamo il
punto di vista interno dei personaggi, abbiamo visto le due realtà dipanarsi parallelamente, entrambe REALI perché entrambe con lo stesso "diritto d'esistenza".
Tuttavia, se la scatola viene aperta, tale diritto viene meno, e il rapporto fra le due realtà passa da coesistenza effettiva a potenzialità reciproca. In poche parole: aperta la scatola, solo una delle due possibilità sarà visibile all'osservazione, l'unico criterio oggettivante. Dunque, solo una delle due possibilità sopravviverà.
Se già la natura oggettivante dell'occhio dello spettatore, per sua stessa inclinazione, tende di continuo verso il limite dell'apertura della scatola, nel momento in cui lo stesso fuoco dei personaggi inquadra lo stato delle cose, non c'è più modo di evitare l'apertura. Così Desmond, l'uomo in grado di sfruttare proprio l'energia EM per entrare in contatto con un altro tempo o persino un'altra dimensione, aprirà gli occhi (penso alle scene iniziali di molte puntate di Lost) e aprirà, lentamente, la scatola. Una volta visto cosa c'è sotto, sentirà il bisogno di mostrarlo a tutti.
Faraday, proprio lui, nella nuova realtà musicista tutto istinto e talento, preso da un attimo d'inconscia rimembranza, torna per qualche istante il fisico teorico che conoscevamo, si accorge egli stesso di "non appartenere a quella realtà", e ripropone uno schema rappresentativo di questa condizione.
Finché non c'è osservazione, entrambe le realtà sono ugualmente reali. E allora perché la cosiddetta ALT dovrebbe essere quella che verrà meno, che dovrà inabissarsi? Perché Faraday ritiene di essere fuori posto, là, proprio là dove tutti - tranne il povero Sayid - hanno trovato ciò che cercavano? E perché tutti, una volta aperti gli occhi e la scatola, una volta ricordata l'altra vita, sentono la necessità, se non il dovere, di "andarsene"?
Una spiegazione pseudorazionale: proprio l'autoconsapevolezza dei protagonisti dell'ALT, il loro essere gli "osservatori della scatola", li mette nella condizione di sentire la necessità di proseguire oltre, trovandosi in un paradosso esistenziale, o meglio trovandosi nella "prospettiva esterna" di osservatori.
Una spiegazione metanarrativa: un dovere "morale" verso la storia che abbiamo sempre seguito, alla quale ci siamo legati, alla quale sembrano incredibilmente più legati anche i personaggi dell'ALT, nel ricordarla, sebbene quella realtà, che è altrove, e nel ricordo, sia più dolorosa e difficile.
Probabilmente, a smuoverli è anche il ricordo della morte: e qui subentra, necessariamente e in maniera forse nemmeno invasiva, la componente mistica. Questo piano mistico si intreccia con quello scientifico, la realtà parallela è insieme un aldilà, in fondo l'aldilà, per definizione, non è che un altrove.
La visione/ricordo di un'altra vita, ma anche della morte in quella vita, spinge insieme a dover lasciare la realtà parallela, e ad andare oltre una condizione fatta solo di memoria, laddove ciò che è davanti agli occhi è sì reale, ma non ha più ragion (e cuor) d'essere, visto che ragione e sentimento sono entrambi, in un battito, anzi in un'apertura d'occhi, volati in un'altra realtà, la realtà che noi spettatori abbiamo seguito per sei anni: quella dell'isola di Lost.