giovedì 30 dicembre 2010

WE HAVE TO GO BACK? Dialoghi paranoici con se stessi


Sta per cominciare l’ottava stagione di Lost, quella incentrata su... Ma cosa scrivi? Lost è finito, non lo sai? E poi casomai sarebbe la settima, non fare confusione! Perbacco, Lost è finito, lo sanno tutti, e il finale non è nemmeno piaciuto poi così tanto! Ma dai!? Vuoi dirmi che sono riusciti a sciogliere tutti i misteri dell’Isola? Ma se ci vogliono almeno sedici stagioni per rispondere a tutto! Si caro, è addirittura uscita l’Enciclopedia di Lost! Pensa: hanno raccolto tutti gli epiteti usati da Sawyer. Mr. Clean! Allora dimmi: cosa c’è al centro dell’Isola? Facile: la fonte dell’elettromagnetismo che il fumo nero vuole controllare attraverso una ruota per andarsene dall'Isola. E che razza di spiegazione sarebbe questa? E i numeri per esempio, dai dimmi di quelli?! Una fissazione di Jacob! Senti, le puntate finora le ho viste tutte anch’io e queste spiegazioni le ho già sentite, ma non mi hanno certo soddisfatto, pur facendo buon viso a cattivo gioco con i miei amici, specialmente quando scrivevo sui blog. Dammi quelle vere! Come quelle vere? Si quelle vere, autentiche, filologiche... che aggettivo devo usare?! Tutte le grandi storie hanno sempre un’appendice mediante la quale spiegare almeno gli aspetti più importanti della vicenda rimasti insoluti. E’ un patto di lealtà che l’autore deve assolutamente mantenere con lo spettatore. Non lo dico io, lo dice addirittura Hitchcock, sir Alfred!! Beh, guarda forse allora hai ragione tu! A parte gli speciali televisivi, che avevano più che altro il carattere della rimpatriata, è circolato solo un extra di pochi minuti nel quale alcuni poveri addetti (
ma che liquidazione, però!)
ai vettovagliamenti dell’Isola hanno provato a rivolgere delle domande a Benjamin Linus (pensa te, avere delle risposte... da Ben... ma ci hanno preso per...), ma lui li ha liquidati, quasi fosse il genio della lampada, dicendo che potevano porre solo un'ultima domanda, mostrando loro alcuni curiosi filmati (e ne aveva molti altri, ordinatamente raccolti, ma va...). Ma la statua a quattro dita? Che sia stata messa all'asta anche quella? Io ero rimasto che la Black Rock l’aveva centrata e abbattuta...

In preda ad un delirio paranoico/semiserio sono arrivato a Natale orfano dell'Isola e delle sue storie e mi sono chiesto, sulla scia degli scorsi anni, cosa sarebbe successo se mi fossi trovato ad attendere l'ottava stagione di Lost, anzi no la settima!

A ben vedere, dopo un'apertura della botola, un aeroplano che si spezza da un Altro punto di vista, un inseguimento automobilistico, un disco che va fuori giri e l'incredibile doppio binario (what if) che fa tutto sommato ricominciare la Storia per dirci che giungerà al suo termine proprio con un volo aereo, non sento il bisogno di arrovellarmi a ricercare le risposte che prima scherzosamente ho cercato, in minima parte, di richiamare.

Non sento nemmeno più il bisogno di capire se Lost ha aperto nuove strade nella scrittura televisiva o se ha lasciato il segno in altre opere e fatto scuola.

Sento però la mancanza che si prova quando hai seguito con ammirazione e devozione tutte le puntate, sapendo che non saranno come quando le hai viste la prima volta; la mancanza che si prova quando non puoi più vedere un nuovo film di Hitchcock o leggere una nuova storia di Conan Doyle; la mancanza che si prova quando le cose passano, ma hai la speranza che la forza evocativa dell'Isola e dei suoi molti abitanti (dai nomi altrettanto evocativi) devono avere lasciato accesa una fiammella, una (scia di) luce che non sia solo quella legata ai gadget natalizi. Se non candidati, erano/eravamo quantomeno tutti dei prescelti.

We have to go back?


4 commenti:

  1. «Non sento nemmeno più il bisogno di capire se Lost ha aperto nuove strade nella scrittura televisiva o se ha lasciato il segno in altre opere e fatto scuola»

    È ingenuo pensare che la bellezza, la grandezza, si distinguano solo per aver aperto nuove strade, per aver lasciato il segno, per aver fatto scuola. Il «centro del Canone» sta nel lasciarci dialogare con noi stessi sui temi ineludibili. Dante e Shakespeare lo hanno insegnato prima di tutti (ci hanno rappresentato personaggi visti da angolature continuamente differenti, caratteri in continua evoluzione, trame in discrasia), poi vengono altri, anche nella cultura cinematografica e televisiva. Il centro del canone è il dialogo *conflittuale* con se stessi. Che poi Freud riprenderà non senza una certa invidia nei confronti dei suoi precursori. Quando si prova il desiderio di rileggere un'opera, anche in solitudine (come in una sorta di delirio paranoico, come sembri dire tu), si è dentro il canone. Lost non è canonico perché fa scuola, ma perché è all'interno dei termini che definiscono il «Canone occidentale», che, guarda caso, è sempre più multiculturale.

    RispondiElimina
  2. non sono dialoghi paranoici, è solo il ricordo di come eravamo. Soprattutto il ricordo di "come eravamo" in questo periodo dell'anno.


    the way we were.
    Lost è come Hubbell Gardiner e noi fan appassionati siamo come Katie Morosky.
    Il primo è talentuoso e la seconda lo spinge ad essere talentuoso.
    Ma le strade ad un certo punto si dividono. Perchè lo showbusiness detta le regole e così il primo deve scendere a compromessi. La seconda, al contrario, non vuole accettare questi compromessi e inevitabilmente arriva la fine.

    Cosa rimane quindi? Cosa condividiamo ancora con Lost? La memoria di "come eravamo".

    RispondiElimina
  3. Ecco: io mi ricordo di come ero quando fui letteralmente ipnotizzato dal Pilot una sera uggiosa e tremebonda di giugno 2005.
    "Guys...where are we?"
    Siccome scrivo dalla Svizzera, ebbi l'occasione di scoprirlo sulla TV svizzera di lingua francese (poi mi guardai le repliche in italiano, ma già non era più la stessa cosa). Ero in una fase molto ricettiva, Lost si adattava alla perfezione al mio mood di allora. E fu amore a prima vista, e anzi: la passione crebbe di settimana in settimana. Fino al primo twist ending. Un cliffhanger devastante, ma assai promettente e che lasciava in germogliazione lenta un annetto una marea di stimoli.

    Mi ricordo della torrida estate 2006, quando madido di serate afose e dopo l'abbuffata calcistica, sempre la stessa TV di prima mandava la stagione più dark dei giorni del cigno: fra una doccia pseudo-rinfrescante, una poppata al biberon di mio figlio di pochi mesi e una cena frugale e veloce, il giovedì alle 22:30 era il tempo dei sogni e della salvezza del mondo. Fino alla rinfrescata vera e propria dei portoghesi in Antartide.

    Mi ricordo della scombinata estate 2007, quando - fra un trasloco e l'altro - feci sempre in modo di non perdermi la stagione dell'amore e dell'odio, sempre su quella TV e sempre al giovedì in tarda serata (2 episodi a settimana), - fino al twist ending forse in assoluto più devastante (il finale sull'isola ma soprattutto il primo, inaspettato FF) e che - ricordo ancora bene - mi lasciò attonito per 20 minuti buoni davanti allo schermo spento con uno straniante mix di strana contentezza e infinita tristezza.

    I miei ricordi successivi sono strani, sembrano colare come formaggio fuso verso un recente passato che - complice forse la delusione finale rimossa - si ammorba di una strana nebbia tardo-primaverile. In questi ultimi 3 anni, solo luci sporadiche, e una stagione (la penultima) che mi aveva parzialmente risvegliato dal torpore lostiano subentrato dopo la fine della season 3. Lo confesso: solamente grazie a Faraday e la sua fisica quantistica e ai flash temporali (e grazie anche alle mirabolanti analisi di questo blog;-).

    Ciao a tutti.

    RispondiElimina
  4. Grazie a te, steph, per questi ricordi: soprattutto in questi giorni - orfani di una season premiere che tutti, comunque la pensassimo, attendevamo con trepidazione - sono un po' come ritrovarsi attorno al fuoco sulla spiaggia e raccontarci la nostra vita precedente.

    RispondiElimina

Lettori fissi