mercoledì 22 maggio 2019

Through the burning Throne

Con la conclusione di Game of Thrones, clamorosa più nelle reazioni del pubblico che negli eventi narrati, si chiude un'epoca per molti tv-addicted e si stendono i primi bilanci di un esperimento senza precedenti: una serie, partita come trasposizione di una saga letteraria ancora in corso, supera l'originale per avventurarsi negli eventi successivi a quelli già fissati sulla pagina scritta e chiudere la vicenda sul piccolo schermo prima che essa prenda forma letteraria.
A meno che non corrisponda al vero quanto sostenuto da Ian McElhinney (l'interprete di Barristan Selmy), e subito sdegnosamente smentito da G.R.R. Martin - cioè che il sesto e il settimo volume della saga esistano già, pronti per la pubblicazione alla conclusione della serie HBO - l'autore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ha agio di completarle con la certezza di superare - in complessità, approfondimento e ricchezza di pathos ed epos - le ultime stagioni televisive, e di godere di un'attesa accresciuta da parte del pubblico per come questo superamento avverrà.
Sul se, dicevamo, c'è poco da discutere: sebbene probabilmente concordata a grandi linee con Martin medesimo, l'ultima stagione della serie non è stata all'altezza delle aspettative, e Benioff & Weiss (D&D, i produttori di Game of Thrones) stanno pagando con un disprezzo da parte del pubblico anche superiore a quello di Lindelof & Cuse (gli sceneggiatori di Lost, ça va sans dire) delle scelte di sceneggiatura a dir poco discutibili.


Sì, ad essere bullizzato adesso sarà il finale di GOT, e la gente potrà smetterla di criticare quello di Lost (magari senza averlo capito, visto che ancora oggi, giusto nove anni dopo, c'è chi crede che fossero tutti morti fin dall'inizio). Gente che comprende lo stesso Martin, che - nel ricevere comunque un assist favoloso da D&D, se non altro come traino commerciale - può ora provare che davvero sa far meglio di Lost, che la sua storia meriterà di essere ricordata, e non per la delusione che ha generato (cfr. quanto si diceva qualche anno fa).

Non è una buona storia quella a cui abbiamo assistito, con buona pace del discorso (involontariamente?) metanarrativo di Tyrion.


What unites people? Armies? Gold? Flags? Stories. There’s nothing more powerful in the world than a good story. Nothing can stop it. No enemy can defeat it.
Gli aspetti più imperdonabili riguardano lo spreco di personaggi e situazioni potenzialmente molto più potenti. Il Night King, il sangue Targaryen di Jon Snow, il climax con Daenerys davanti al Trono, lo stesso Three-Eyed Raven: tutto vanificato, quasi affrettatamente passando oltre, pur con costosissimo dispiego di mezzi - attoriali e produttivi - degni di miglior causa. Per non parlare poi dei tarallucci e vino con cui si risolve politicamente la vicenda, all'insegna del fan service che - non volendo scontentare nessuno - scontenta praticamente tutti.
Probabilmente - per molti auspicabilmente - sarà diversa la conclusione letteraria della saga, sebbene - nonostante la seconda R nel nome di Martin - non si intraveda all'orizzonte nessuna eucatastrofe.



Ci hanno provato, D&D, a fare di Samwell Tarly lo Hurley di GOT: come a Hugo, soprattutto sul finire, gli mettono in bocca teorie e proposte dei fan. Troppo tardi: una risata seppellisce le sue velleità democratiche e ci dice che non abbiamo voce in capitolo. O forse D&D ci hanno detto (involontariamente?) che questa, rispetto a Lost, è proprio un'altra storia...

1 commento:

  1. Personalmente dopo aver visto la puntata 8x03 ho ritenuta chiusa la questione Game of Thrones, concordo su tutto d'altronde quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. E' piuttosto divertente ricordare questo articolo nel quale George Martin criticava aspramente il finale sia di Lost che di Galactica :-) https://www.fantascienza.com/15099/i-finali-di-lost-e-galactica-fanno-schifo-parola-di-george-rr-martin

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