Mi
sono imbattuto, in questi primi giorni di vero inverno, prima in un
bel dossier sui molti risvolti del linguaggio cinematografico Quando il cinema è filosofia, poi nella visione di una nuova serie tv americana nella
quale tornava a fare la sua comparsa una sorta di fumo nero (di
lostiana memoria).
Mi
sono così ritrovato in mano tutti gli ingredienti (o, forse
meglio, tutti gli stimoli necessari e sufficienti) per lasciare nuovi
segni – spero in qualche modo significativi - su questa lavagna.
Partendo dalla considerazione (con
“dedica” speciale a tutti i detrattori di Lost) che è
troppo facile criticare (quasi) solo in negativo una serie tv tra le
più innovative del recente panorama mediatico (basta prenderne
solo il finale, e stroncarla, giusto?), mi piace considerare come si
ritrovino puntuali i semi di Lost a germogliare, più o
meno volutamente, in altre serie tv e altri film allo stesso successivi.
Penso ad esempio a Touch,
con alla base l'ossessione per i numeri e il fitto intreccio di
relazioni figlie dell'11 settembre 2001; ad Awake, con
lo sfruttamento strutturale del
what if scenario; a
pellicole come I guardiani del destino o
Hereafter, che aggiornano al
2010 il dibattito circa il libero arbitrio e la vita oltre la morte.
Per
carità, Frank Capra, che ho imparato ad amare sempre di più
ad ogni film che vedevo, ci ha regalato La vita è
meravigliosa nel 1946: da lì
in poi le camminate fatali vicino ad un ponte, gli “universi
paralleli” e le presenze angeliche hanno fatto epoca.
Certo è bene distinguere, nel caso di Lost, tra meri
espedienti narrativi (il fumo nero, appunto) e la profondità
dell'impianto narrativo (il livello diegetico).
Devo
riconoscerlo: al primo livello l'Isola rimane forse una delle tante
“isole delle Hawaii, ex colonie di lebbrosi, stese su un
vulcano attivo, sulla quali e' stato girato il deludente finale di
Lost” (The Big Bang Theory
s05e16).
Ma se vari autori si preoccupano di
schermirsi più o meno amichevolmente di Lost o, nel
migliore dei casi si spingono a riprenderlo, è forse perché,
nell'altro livello, quello drammatico, quello del coinvolgimento
emotivo dello spettatore, Lost ha di fatto (magari non con la
stessa intensità per tutte le sue sei stagioni) rinnovato
l'idea di mythos (traducendo
con parole mie... racconto drammatico che inscena, liberando noi spettatori, un sentimento più o meno profondo e nascosto, che
insieme proviamo).
Lost lo ha fatto indubbiamente senza
inventare nulla ex novo (gli archetipi restano archetipi), ma
aggiornando il proprio racconto a una sensibilità e ad una
realtà odierna sempre più complessa e sfaccettata, difficile da
“sintetizzare”, problematica nell'attribuizione di un senso (meaning)
a ciò che quotidianamente viviamo e proviamo.
E' un po' come cercare di rispondere a
quelle domande che un po' tutti, dopo le prime profonde delusioni e
paure della vita (per me è stato a diciassette anni), ci
poniamo. Il nostro mondo potrebbe essere diverso? Come fare
eventualmente a “riscriverlo”?
Insomma, proviamo di nuovo a sfidare
Chronos, il tempo lineare e irreversibile, e a vincerlo con le
sue stesse armi, con il Tempo dei nostri sentimenti più
profondi (la Recherche di Proust), anche quelli - o
forse specialmente quelli - più contraddittori.
Baruch Spinoza risponderebbe che
il nostro è l'unico mondo possibile, differentemente da
Leibniz che lo considerava il migliore dei mondi possibili.
Cinema e tv ci aiutano, così, insieme alla letteratura, al teatro, all'epica, un tempo mattatori incontrastati, a interrogarci meglio su tali fondamentali questioni di senso.
Il mito, in fondo, è “nato” proprio per
questo, per sciogliere in forma di racconto le domande fondamentali dell'esistenza. E ora che si è aggiunto anche il canale
del World Wide Web... siamo un po' tutti più vicini per sentirlo.
Non dimentichiamo, però, a mo'
di conclusione, che tale incontro rimane collocato all'interno del più o meno favoloso
mondo dello show-businnes, mondo che pur non avendo per nulla pretese
scientifiche, né tanto meno filosofiche, va comunque
considerato e analizzato in modo filo$ofico... e $cientifico... iuxta propria
principia. Come volevasi dimostrare!
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