Chi abbandona deluso o scocciato la sala cinematografica, chi si addormenta beato sul divano nonostante Lost o similia dovessero rappresentare, come da consiglio fidato, la nuova frontiera della serialità, chi impazza, sulla Rete, nelle stroncature, una volta operate solo dai critici di professione...
Certo la verità è che il gradimento dello spettatore è da sempre diverso da quello del suo vicino di posto o del suo compagno di audience: il cosiddetto “orizzonte di attesa” non è così facilmente codificabile.
Uno spettacolo piace o non piace, potrà essere apprezzato o meno, potrà magari essere rivalutato se veramente valido. Quello che però, a mio modesto avviso urge, è una nuova grammatica dello spettatore.
Non tutti sono disposti ad accettare storie non auto-conclusive, realtà parallele, viaggi nel tempo e quant'altro impazza al cinema e in tv negli ultimi vent'anni; prima esisteva la fantascienza ad inglobare tutto ciò che non si poteva ricostruire razionalmente.
Considerate (simpaticamente) lo sconcerto di certi spettatori ben espresso nel seguente (esilarante) "siparietto"
http://www.youtube.com/watch?v=oerZnryFxX0
Ora che questo ritorno alla complessità del reale sembra dominare al cinema e in tv, ora che è stato definitivamente messo in crisi e al contempo esaltato il valore della rappresentazione, è bene familiarizzare con questa eterna ma sempre nuova dimensione narrativa del possibile...
...WHAT IF e chiudo.
E una volta tanto, anziché rivoltarsi, qualche illustre nome potrà gongolare nella tomba.
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